Incontri regionali Ritiri Mario  

Alto e Glorioso Dio… dammi Umiltà Profonda! Una riflessione della Ministra

Distribuiti tra Torino, Fossano, Novara, Pinerolo e Gavi, domenica 4 dicembre, circa 180
persone hanno partecipato a un ritiro zonale d’Avvento: è una notizia?
Se diamo tutto per scontato si può tranquillamente rispondere di no: che notizia è?
Queste persone erano francescani secolari, no? Quindi non dovremmo stupirci…
Be’, intanto non tutti i partecipanti erano “professi”, cioè sorelle, fratelli, che hanno già fatto
ufficialmente la promessa di seguire il Vangelo sulle orme di S. Francesco, inoltre non credo si
possa dare per scontato oggi, che ci sia chi desidera prendersi un tempo di riflessione, di
preghiera, di ascolto della Parola, delle Fonti Francescane, lasciando per un po’ di ore, sia pure
domenicali, gli impegni quotidiani, l’affaccendarsi e il “fare” che avvolge lo stile di vita “smart”
contemporaneo.

Invece ci sono state tante persone che hanno deciso di farlo e l’hanno fatto insieme, insieme
alle fraternità, insieme a chi ha guidato la riflessione, insieme nella condivisione, nel dono
reciproco di pensieri, idee, riflessioni… a Torino insieme in parte anche alla comunità
parrocchiale che ci ospitava, quella di Madonna di Campagna, per la Messa domenicale.
Ma cos’è esattamente un ritiro? Nel linguaggio comune credo evochi principalmente le attività
delle squadre di calcio prima delle partite importanti, una specie di allenamento intensivo in
isolamento, ma per chi aggiunge l’aggettivo “spirituale” il rischio è che diventi qualcosa di
evanescente, una vacanza dalle faccende quotidiane durante la quale si raggiunge la pace del
cuore, per poi tornare, con un po’ di rammarico, alla quotidianità.
Ecco, non dovrebbe essere così. Se pensiamo alla vita dei cristiani come ad un cammino di
sequela di Gesù, si può paragonare un ritiro ad un momento in cui il cammino è interrotto, ci si
ferma per riposare, per ascoltare i nostri compagni di viaggio, per dissetarci, insomma un luogo
di sosta, più che una cosa da fare.
Per chi frequenta le montagne piemontesi, il luogo che viene subito in mente è il portico che
quasi tutte le chiese e cappelle, per quanto piccole, offrono agli escursionisti per ripararsi dal
sole o dalla pioggia e spesso nei paraggi si trova anche una fonte d’acqua fresca, per riempire
la borraccia e poi proseguire il cammino…


Spero che il ritiro che abbiamo vissuto sia stato questa sosta rigenerante per tutti quelli che
hanno partecipato… i relatori ci hanno aiutato a riflettere sulla situazione che la Chiesa sta
vivendo in questi tempi, sulla vocazione dei francescani secolari, su cosa sia esattamente
l’umiltà.

A proposito di camminare insieme, quello dell’umiltà è il tema che è suggerito dal Consiglio
nazionale per la formazione permanente in questo anno fraterno, un tema dunque condiviso da
tutte le fraternità Ofs d’Italia. Anche noi in Piemonte abbiamo cercato di organizzare i ritiri zonali
seguendo questo filo comune e la Commissione per la Liturgia ci ha proposto una traccia con
alcuni spunti, che sono stati poi declinati a seconda delle situazioni concrete in cui si è svolto il
ritiro. Le Fonti Francescane sono ricchissime di riferimenti al riguardo, per Francesco d’Assisi è
umile l’acqua fonte di vita; umile il Signore che nasce Bambino; umile lo stesso Signore che
scende ogni giorno nel pane dell’Eucarestia; umile la Sua mamma, che a volte idealizziamo
così tanto da neutralizzarne l’esempio…

Spigolando tra i vari contributi, si riesce ad avere un quadro di quale ricchezza sia l’esserci gli
uni per gli altri e di quanto sia necessario rimanere “con i piedi per terra” (umiltà da humus),
riconciliandoci con i nostri limiti elasciando da parte i pre-giudizi sugli altri.
L’umiltà non è certo stare sempre ad occhi bassi e sentirci incapaci di fare qualunque cosa, ma
avere una giusta immagine di sé come figli amati dal Padre, amati senza condizioni.
Nel mondo in cui viviamo conta l’immagine, il titolo, il numero di “follower”. Francesco ci indica
l’umiltà come unico vestito elegante: ognuno vale per quello che è, non per quello che ha.
Nessun titolo, nessuna etichetta ci farà valere di più:
Beato il servo, che non si ritiene migliore, quando è onorato e esaltato dagli uomini, di quando è
ritenuto vile e semplice e disprezzato, poiché l’uomo quanto vale davanti a Dio, tanto vale e non
più. (Am XIX; FF 169)
Beato quel servo che sarà trovato così umile tra i suoi sudditi come quando fosse tra i suoi
signori. (Am XXIII; FF173)
L’umiltà è la virtù senza la quale tutte le altre “cadono”.
Dice S. Bonaventura: “Da architetto avveduto, egli [S. Francesco] volle edificare se stesso sul
fondamento dell’umiltà, come aveva imparato da Cristo” (FF 1103).
Se manca l’umiltà, è tutta la costruzione delle virtù a vacillare e cadere: la povertà diventa
orgoglio, come tra quegli eretici che al tempo di S. Francesco si distinguevano per il loro
attaccamento a forme di povertà esteriori che li portavano a disprezzare tutti coloro che non
erano come loro.

E ancora: l’umiltà ci permette di lasciare una mentalità perfezionista e di lasciarci andare “nelle
mani del vasaio”, come suggerisce il cap.18 del profeta Geremia.
Umiltà è ciò che il Signore stesso ci insegna non a parole, ma con i fatti…
Osservate, fratelli, l’umiltà di Dio e aprite davanti a Lui i vostri cuori. (LOrd; FF 221)
Ecco ogni giorno Egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della
Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno
del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote. (Amm 1; FF 144)
Un ringraziamento particolare a chi ha curato l’accoglienza in tutti i luoghi fisici che ci hanno
ospitati, con caffè, biscottini e in qualche caso, anche un pasto caldo, che ha affiancato quello al
sacco; alla fraternità di Madonna di Campagna, per aver pensato non solo agli adulti, ma
anche ai più piccoli, allestendo per loro uno spazio con puzzle-tappeto, “tendone del circo” e
altri giochi, cosa che ha permesso alle mamme e ai papà di partecipare senza ansie e a tutti di
essere allietati dalla presenza di un piccolo drappello di bambine, da 15 mesi a 6 anni. Questo
mi è parso un bel segno, così come non preoccuparci delle differenze di età e dell’età media
alta: tutti abbiamo bisogno di senso, di ascoltare le domande interiori, di andare un po’ in
profondità, senza fermarci ai soli bisogni materiali, non importa l’età.

Con l’augurio che quanto vissuto ci aiuti a vivere con gioia e speranza il prossimo Natale, buon
cammino!

Chiara