Cammino di Discernimento Commissione Formazione Mario  

terzo incontro di discernimento

Ciclo di incontri su discernimento e spiritualità francescana

organizzato dalla fraternità di Pinerolo 

Terzo incontro

I desideri e le aspirazioni sono importanti nella vita, occasione di crescita umana e spirituale

 

Fissare attentamente le stelle 

L’etimologia di desiderio è nota: de-siderium viene da de-sideribus, “dalle stelle”. Il desiderio rappresenta per la persona qualcosa che sta in alto, l’attira, la supera e l’affascina. Il desiderio nasce allora dall’alto e non dal basso. 

In alcune tradizioni religiose, soprattutto orientali, la via della saggezza, dell’equilibrio e della serenità consiste nel placare, neutralizzare i desideri. Non così nella tradizione cristiana. Un desiderio, infatti, si lega alla storia, alla memoria, agli affetti e perfino alla fantasia di un individuo. Cerca ciò che dà senso, direzione alla vita mirando ad una “realtà fondamentale”. Per cui non va confuso con l’impulso cieco in quanto muove verso ciò che è percepito come valore, che dà significato. 

Il desiderio si collega alla dimensione della speranza, e la speranza ha a che fare con il futuro. 

Simone Weil scriveva che il “futuro entra in noi molto prima che accada” in questo senso la speranza è sempre un uscire da sé. Va oltre la semplice attesa. “Il desiderio non aspira al ritorno poiché è un desiderio di un paese nel quale non nascemmo” (Lévinas). La pienezza, in altre parole, non sta nel passato ma nel futuro, quello nel quale avvertiamo di poter nascere ed abitare. La strada del desiderio è davvero la strada dell’esodo, gioiosa promessa e, al tempo stesso faticosa ricerca. (1)

 

Il desiderio nel Vangelo:

La danza sfrenata della figlia di Erodiade: Matteo 14, 3-11

Il desiderio incompiuto di un giovane ricco: Marco 10, 17-22

Il desiderio che mette in cammino i Magi: Matteo 2, 1-11

 A proposito di questo ultimo brano un commento tratto dall’Omelia tenuta da Papa Francesco nell’Epifania del 2018: 

Vedere la stella. È il punto di partenza. Ma perché, potremmo chiederci, solo i Magi hanno visto la stella? Forse perché in pochi avevano alzato lo sguardo al cielo. Spesso, infatti, nella vita ci si accontenta di guardare per terra: bastano la salute, qualche soldo e un po’ di divertimento. E mi domando: noi, sappiamo ancora alzare lo sguardo al cielo? Sappiamo sognare, desiderare Dio, attendere la sua novità, o ci lasciamo trasportare dalla vita come un ramo secco dal vento? I Magi non si sono accontentati di vivacchiare, di galleggiare. Hanno intuito che, per vivere davvero, serve una meta alta e perciò bisogna tenere alto lo sguardo. Ma, potremmo chiederci ancora, perché, tra quanti alzavano lo sguardo al cielo, tanti altri non hanno seguito quella stella, «la sua stella» (Mt 2,2)? Forse perché non era una stella appariscente, che splendeva più di altre. Era una stella – dice il Vangelo – che i Magi videro appena «spuntare» (vv. 2.9.) La stella di Gesù non acceca, non stordisce, ma invita gentilmente. Possiamo chiederci quale stella scegliamo nella vita. Ci sono stelle abbaglianti, che suscitano emozioni forti, ma che non orientano il cammino. Così è per il successo, il denaro, la carriera, gli onori, i piaceri ricercati come scopo dell’esistenza. Sono meteore: brillano per un po’, ma si schiantano presto e il loro bagliore svanisce. Sono stelle cadenti, che depistano anziché orientare. La stella del Signore, invece, non è sempre folgorante, ma sempre presente; è mite; ti prende per mano nella vita, ti accompagna. Non promette ricompense materiali, ma garantisce la pace e dona, come ai Magi, «una gioia grandissima»         

 

Il ‘desiderio’ nella esperienza di Francesco

Anche nella vita di Francesco è evidente la correlazione tra desideri, esperienze, scelte di vita e conversione:

Testamento di San Francesco (1,2,3)

Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo. E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo

           Trovò la vita quando accettò di perderla. Si liberò della sua fragilità angosciata, quando abbracciò la fragilità degli altri. Tutti i concetti centrali dell’identità francescana quali minorità, povertà, semplicità non sono altro che la traduzione di questa esperienza iniziale, dalla quale Francesco ottenne la verità sulla sua persona e la via per raggiunger la vita vera. È la scoperta del tesoro nascosto nella povertà del suo terreno: non doveva fuggire la terra ma scavare in essa per trovarvi la perla preziosa. (2)            

 

  1. : Desiderare. Tra desiderio e bisogno. Diocesi di Roma. Dalla Introduzione a cura di Fabrizio Carletti          
  2. La Fragilità fonte di verità e di vita secondo Francesco d’Assisi.  Pietro Maranesi      

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