Incontro introduttivo del cammino di discernimento
Ciclo di incontri su discernimento e spiritualità francescana
organizzato dalla fraternità di Pinerolo
Primo incontro.
Identità: chi sono io?
Spesso pensiamo che ciò che ci identifica maggiormente siano: le persone che ci stanno intorno; la nostra professione lavorativa; la nostra storia. In realtà è Dio che mi dice chi sono. La preghiera è il mezzo attraverso il quale “conosco il mio vero nome”: la semplice preghiera quotidiana.
Gen 17, 1-22
Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse: “Io sono Dio l’Onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. 2Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò molto, molto numeroso”. 3Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: 4″Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni. 5Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abramo, perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò.
Abramo deriva dall’ebraico אַבְרָהָם (Avraham) che significa “padre di molti”, “padre di una moltitudine” (da abh, “padre”, e raham, “moltitudine”).
L’alleanza con Dio segna in modo indelebile la vita di Abramo, che scopre, nel cammino con il suo Signore, la propria autentica identità.
Giovanni 1,40-42
40 Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito Giovanni e avevano seguito Gesù. 41 Egli per primo trovò suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» (che, tradotto, vuol dire Cristo); 42 e lo condusse da Gesù. Gesù lo guardò e disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa» (che si traduce «Pietro»).
La loro vita cambia. Lasciano le loro abituali occupazioni e si dedicano all’ascolto di questa persona, lo seguono dove va e condividono con lui una missione che via via si fa più intensa, organizzata ed esplicita. Nonostante fossero adulti, già definiti nel loro lavoro e nelle loro relazioni, la conoscenza di Gesù ridisegna la loro esistenza a partire da una chiamata, da un invito nuovo.
Signore, anche noi siamo già ben definiti, anche in tratti che crediamo siano la nostra vocazione. Vieni e fatti conoscere, scardina le nostre certezze e permetti che anche la nostra esistenza faccia spazio alla tua chiamata e si rimodelli sulla tua voce, così che i tuoi desideri siano i nostri e le nostre realizzazioni siano la tua volontà.
Fonti francescane 591 e 592 dalla biografia di Tommaso da Celano
La vocazione di S. Francesco e l’incontro con il lebbroso
591 9. Così facendo, Francesco, benché ancora in abito secolare, aveva già un animo religioso. Lasciava i luoghi pubblici e frequentati, desideroso della solitudine, e qui, spessissimo era ammaestrato dalla visita dello Spirito Santo. […] il diavolo tentò di allontanarlo con una astuzia maligna. […] Ma, confortato dal Signore, ebbe la gioia di una risposta piena di grazia e di salvezza: «Francesco,–gli disse Dio in spirito–lascia ormai i piaceri mondani e vani per quelli spirituali, preferisci le cose amare alle dolci e disprezza te stesso, se vuoi conoscermi. Perché gusterai ciò che ti dico, anche se l’ordine è capovolto». Subito, si sentì come indotto a seguire il comando del Signore e spinto a farne la prova. 592 Fra tutti gli orrori della miseria umana, Francesco sentiva ripugnanza istintiva per i lebbrosi. Ma, ecco, un giorno ne incontrò proprio uno, mentre era a cavallo nei pressi di Assisi. Ne provò grande fastidio e ribrezzo; ma per non venire meno alla fedeltà promessa, come trasgredendo un ordine ricevuto, balzò da cavallo e corse a baciarlo. E il lebbroso, che gli aveva steso la mano, come per ricevere qualcosa, ne ebbe contemporaneamente denaro e un bacio.
San Francesco all’inizio della sua vocazione risponde a Dio che lo chiama a essere se stesso. Egli pone dunque in discussione le risposte che aveva introiettato dal padre e dalla società, accetta di mettersi in gioco in modo totalmente diverso. Questa disponibilità permette a Francesco di incontrare, riconoscere e abbracciare il nuovo modello di riferimento dando un volto nuovo alla propria esistenza. Egli incontra Gesù nel volto dei lebbrosi e si apre alla fiducia e alla misericordia verso Dio e verso il prossimo. In tutto ciò vi fu una scoperta di senso identitario, percorso non privo di solitudine e sofferenza ma anche di “dolcezza di animo e di corpo” (Testamento). Francesco non poteva rassegnarsi a una vita inautentica, doveva prendersi cura della propria verità per ottenere quella libertà che, unica, avrebbe dato compimento al suo desiderio di vita.
Matteo 13, 44
44Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, e vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Sono le cose che per me sono importanti che mi dicono chi sono