Umanità umile quarto incontro
Commissione formazione Ofs Regione Piemonte
Anno fraterno 2022-2023
Quarto incontro dell’anno “Umanità umile”
Sarà possibile vivere un vero dialogo cristiano con il mondo intero senza prima avere dialogato intimamente con il Padre? San Francesco ci ha insegnato che la preghiera è la fonte di ogni tipo di rapporto.
Don Tonino Bello, vescovo e francescano secolare diceva: – nel Regno di Dio non ci sta penuria di posti, c’è posto per tutti. Il pericolo è un altro: fare assegnamento sui propri titoli di credito: non è titolo di credito avere mangiato con Gesù, avere ascoltato la sua Parola, aver partecipato alla Messa. Ci vuole altro: essere operatori di giustizia e di bene in tutti i campi–
Un uomo diventato preghiera di Carlo Basile
–Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto e là pregava– (Mc 1,35) Sfogliando le pagine dei Vangeli, ci imbattiamo spesso in Gesù che, prima che il buio della notte ceda il passo alle prime luci dell’alba, si ritira sul ‘monte’ o in ‘luoghi solitari’ per pregare. Silenzio e solitudine sembrano essere due elementi importanti per la preghiera di Gesù, spazio in cui Egli si mette in ascolto profondo del Padre e di se stesso, trae la forza per vivere il suo ministero e la sua missione fino in fondo.
Anche nella esperienza di Francesco troviamo questi due elementi. Le Fonti Francescane, infatti, ci testimoniano che Francesco spesso prega di notte e ricerca luoghi solitari.
(…) nella preghiera vissuta nel silenzio e nella solitudine sia Gesù che Francesco trovano la ‘carica’ per affrontare la loro giornata, le loro relazioni, i vari eventi. E’ qui che imparano ad amare e lasciarsi amare, ad ascoltare e donarsi senza riserve. Anche per noi cristiani e francescani secolari, allora, diventa fondamentale trovare spazi di solitudine e silenzio, oggi che siamo ‘bombardati’ da messaggi e voci di vario tipo e spesso circondati da ansia, frenesia.
–Come Gesù fu il vero adoratore del Padre, così facciano della preghiera e della contemplazione l’anima del proprio essere e del proprio operare– (Regola Ofs Articolo 8)
(…)Solitudine e silenzio diventano così spazi abitati da Dio e possibilità di recuperare noi stessi e crescere in umanità. Tutto questo non è semplice né scontato, richiede un cammino graduale e paziente, ma è fondamentale per la nostra vita spirituale. Il Signore doni anche a noi, come a Francesco, di –essere non tanto uomini e donne che pregano, quanto piuttosto noi stessi tutti trasformati in preghiera vivente– (FF 682)
Sognare e vivere la fraternità di Giovanna Abbagnara
L’amore fraterno ha mosso e ispirato papa Francesco a scrivere una nuova enciclica sul tema della fraternità e dell’amicizia sociale, Fratelli tutti.
(…) Un sogno che ha caratterizzato anche la vita e il carisma di Francesco d’Assisi. Secondo il papa il Poverello aveva compreso che –Dio è amore, chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui- (Gv 4,16) In questo modo è stato un padre fecondo che ha suscitato il sogno di una società fraterna, perché –solo l’uomo che accetta di avvicinarsi alle altre persone nel loro stesso movimento, non per trattenerle nel proprio, ma per aiutarle ad essere maggiormente se stesse, si fa realmente padre– (Fratelli tutti, 4)
Ma cosa significa vivere un’esperienza di reale fraternità? In che modo può essere segno e strumento di unità? Come costruire, a partire dalla fede, un’amicizia evangelica e trovare in essa la forza per camminare incessantemente nella santità? Sono queste le domande a cui il papa cerca di rispondere proponendo la prospettiva di una fraternità non a partire dagli obiettivi ma dalla sua stessa valorizzazione. In poche parole noi siamo Chiesa non perché dobbiamo fare opere o raggiungere scopi benefici, anche i più meritevoli, ma perché siamo chiamati a custodirci nella unità e nella santità. Spesso perdiamo questo orizzonte e disperdiamo la grazia di Dio perché pensiamo e ragioniamo secondo il mondo.
Vita che diventa regola di Marco Bartoli
Per Francesco d’Assisi fondamentale è la frequentazione quotidiana con il Vangelo e con la preghiera liturgica.
Le Clarisse di Assisi conservano ancora oggi il breviario/evangelario usato da Francesco, che frate Leone ha loro affidato. Nella dedica scritta di mano di frate Leone si leggono cose interessanti: –Il beato Francesco procurò questo Breviario per i suoi compagni frate Angelo e frate Leone poiché, mentre era in salute, volle sempre dire l’ufficio, come prescritto nella Regola. In tempo di malattia, invece, non potendo recitarlo voleva ascoltarlo; a questo impegno rimase fedele finché visse. Fece anche scrivere questo evangelario e quando, a causa di malattia o di altro impegno manifesto, non poteva ascoltare la Messa, si faceva leggere il brano evangelico assegnato per la Messa di quel giorno. E così continuò a fare fino alla morte-
(…) Francesco recitava ogni giorno l’Ufficio. La nota di Leone specifica –come prescritto dalla Regola-. In realtà noi sappiamo che la Regola è stata scritta da Francesco stesso e approvata nel 1223. Francesco da anni recitava l’ufficio in quel modo. E’ questo un tipico caso in cui è la vita che diventa regola.
Francesco volle che i frati, sparsi per il mondo, recitassero tutti l’Ufficio in comune con la Curia romana. Questo vuol dire che i frati, ovunque fossero, sapevano che i loro fratelli, alla stessa ora, pregavano con gli stessi salmi e gli stessi inni. E’ un’indicazione importante: Francesco coltivava la preghiera personale, ma anche quando era fisicamente da solo, in realtà pregava in comunione con la Chiesa romana e con tutti i suoi frati sparsi nel mondo.
Come sappiamo, nel Medioevo non c’era l’uso di possedere un’intera Bibbia e Francesco non ne possedeva una, ma ogni giorno ascoltava il brano previsto per la messa. La preghiera di Francesco si nutriva della Parola di Dio.
La Parola di Dio per Francesco è essa stessa sacramento della presenza di Dio e infatti –ascoltato o letto il brano evangelico, il beato Francesco per la sua profonda riverenza verso il Signore, sempre baciava il libro del Vangelo–
Queste brevi osservazioni ci aiutano a capire come Francesco sia diventato –non un orante, ma un uomo tutto fatto preghiera– (Cel 95) In lui, come ha scritto Carlo Paolazzi –la ricerca incessante del Dio Padre creatore non attenua, ma approfondisce la comunione con le sue creature-. Così Francesco esorta i suoi frati a non spegnere –lo spirito della santa orazione e devozione, al quale devono servire tutte le altre cose temporali– (Rb 5,2)
A tutti i cristiani non si trattiene quindi dallo scrivere –eleviamo a lui preghiere giorno e notte (…) poiché bisogna che noi preghiamo sempre senza stancarci– e all’universo creato ripeteva ininterrottamente: –Opere tutte del Signore, benedite il Signore-
In Francesco l’impegno umile a fare spazio a Dio, nel suo cuore, attraverso l’ascolto della sua parola, diventa comunione con i fratelli che pregano con lui, con tutta la Chiesa, con tutti gli uomini e, infine, con tutto il creato.