Ripartiamo uniti
La pandemia ha generato un cambiamento epocale e con essa nuovi scenari drammatici stanno stravolgendo le nostre abitudini: cambiamenti climatici, disastri ambientali, guerra in Europa, rincaro dei prezzi energetici…. Non bastano i “soliti” poveri, i senzatetto: ora la disperazione tocca anche chi, fino a pochi mesi fa, viveva una vita normale per poi vedere, all’improvviso, la fine di ogni cosa. Ormai non fa quasi più notizia il dramma di famiglie scivolate nella povertà che, vincendo la vergogna, fanno la fila all’ingresso del nostro convento. E’ un’epoca segnata dalla mancanza di unità e di speranza per le nuove generazioni. Stiamo attraversando un momento duro, ma stiamo provando ad andare “oltre la tempesta” perché è il momento di tornare a sperare. E’ il momento in cui possiamo trovare le energie e la forza per reagire. La tempesta che sta imperversando su tutti noi ha smascherato le nostre vulnerabilità. Ma la storia della salvezza ci offre in Abramo un esempio di speranza. In un momento di sfiducia, invece di chiedere il figlio promesso che non arrivava, si rivolge a Dio perché lo aiuti a continuare a sperare. Non c’è cosa più bella che la speranza, perché la speranza non delude. Papa Albino Luciani, beatificato il 4 settembre scorso, in un’udienza del 1978 disse che la speranza è una “virtù obbligatoria per ogni cristiano”, che nasce dalla fiducia che Dio è fedele alle promesse e che io non sono mai solo né inutile.
Ora è il momento di rimboccarci le maniche e di ripartire. Solo rimanendo uniti ce la faremo.
Il mondo potrebbe essere migliore dando una carezza al cuore di chi lo ascolta. Contro l’indifferenza possiamo usare l’antidoto della vicinanza, cioè del prenderci a cuore della situazione dell’altro, dei suoi problemi. La parola chiave per uscire dal vuoto è vicinanza: mi avvicino a qualcuno per ascoltare le sue difficoltà. Dio con Israele si presenta come vicino e poi Gesù Cristo si è fatto più vicino perché ha condiviso la nostra vita con la passione e con la morte. Dobbiamo costruire un “noi” per comporre una nuova rete di rapporti che superi l’io utilitaristico su cui si fondano guerre, mercati, speculazioni e ingiustizie. La nuova parola d’ordine è “insieme”. In un momento in cui le sfide del nostro tempo sono sempre più globali e interconnesse, c’è bisogno di risposte comuni e coordinate. Francesco d’Assisi in questo ci è di esempio: dopo aver formato con i primi seguaci una piccola fraternità, la preghiera a Dio e il soccorso ai bisognosi lo aprono a un progetto ancora più grande nel quale il creato e ogni fratello e sorella hanno il loro posto e la loro dignità in una fraternità universale. Che Francesco ci aiuti allora a passare dell’“io” al “noi”, con fiducia empatica e speranza creativa.
Fr. Marco OFM, assistente regionale OFS